Coronavirus, foto simbolica da Pixabay

Con una lunga nota, Scalo Milano – centro commerciale alle porte del capoluogo – si scaglia contro la Regione, parlando di “ordinanza miope dettata dal panico che mette a rischio oltre 18 milioni di fatturato fino a fine anno”.

La riportiamo di seguito per dovere di cronaca, sottolineando però – nel nome dello stesso dovere – che il trend attuale di ricoveri e pazienti in intensiva in Lombardia sta crescendo con numeri tali da mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario in poche settimane, ipotesi – suffragata da dati – che rappresenta un vero motivo di allarme per la salute pubblica. In questo quadro, poi, Milano è decisamente la zona più critica della Lombardia. A tali ragioni, secondo quanto spiegato dalla Regione e da tutti i Comuni, è dovuta la decisione della Regione.

IL COMUNICATO DI SCALO MILANO

SCALO MILANO, UN’ORDINANZA miope Dettata dal PANICO METTE A RISCHIO oLtre 18 MILIONI di fatturato FINO A FINE ANNO 

Per l’AD Davide Lardera il provvedimento della Regione Lombardia sulla chiusura orizzontale nei fine settimana delle aree commerciali danneggia chi ha rispettato finora le regole, fa passare l’idea che sono luoghi poco sicuri e porta, nel periodo cruciale dell’anno, PIL lombardo fuori regione generando allo stesso tempo flussi potenzialmente incontrollabili di persone in altri punti di aggregazione

Milano, 20 ottobre 2020 – L’ipotesi di una Ordinanza di Regione Lombardia per la chiusura il sabato e la domenica delle aree di media e grande distribuzione commerciale, come centri e outlet, rischia non solo di aumentare la crisi economica ma anche di ottenere l’esatto opposto rispetto all’obiettivo di contenere la circolazione delle persone e con essa il rischio contagi.

Così come è pensato, questo provvedimento sembra dettato più dal panico che da lucide analisi e valutazioni sui reali fattori di rischio su cui intervenire – afferma Davide Lardera, Amministratore Delegato di Scalo Milano Outlet & More – Da un lato colpisce in maniera orizzontale tutti, facendo passare l’idea che tutte le aree commerciali siano luoghi insicuri e penalizzando quanti hanno rispettato le regole anche auto-varando, come nel nostro caso, misure più severe e stringenti rispetto a quelle stabilite dalla legge sin dalla riapertura del 18 maggio e tutt’ora vigenti. Dall’altro porterebbe fuori regione ricchezza e flussi incontrollati di persone, esattamente l’opposto di quello che si spera di regolamentare”.

La scelta sarebbe un disastro economico sia perché la fine dell’anno è il momento in cui si concentrano maggiormente i consumi di individui e famiglie – cosa di cui le imprese commerciali necessitano dopo mesi di mancati guadagni – sia perché metterebbe una pietra tombale anche sopra la vendita delle collezioni della stagione autunno-inverno, partita già in ritardo per via dei saldi estivi terminati da poco. 

Per Scalo Milano, l’outlet cittadino a 15 minuti dal centro del capoluogo lombardo, le proiezioni economiche derivanti dalle chiusure di tutti i fine settimana da oggi fino al Natale evidenziano una potenziale perdita di fatturato aggregato per circa 18 milioni di euro.

Dopo mesi di lockdown eravamo ripartiti benissimo e dal primo agosto abbiamo avuto performance anche migliori rispetto allo stesso periodo del 2019 – prosegue Lardera – Ci siamo impegnati fin da subito a garantire la massima sicurezza ai nostri visitatori controllando digitalmente gli accessi, dotandoci di termoscanner, installando numerosi punti di sanificazione e assumendo ulteriore personale di vigilanza per far rispettare le regole all’interno dell’outlet e dei negozi. I numeri testimoniano che il nostro outlet, essendo all’aperto e offrendo un’esperienza di shopping percepita come sicura, rappresenta un esempio virtuoso e la meta preferita dai visitatori”.

Appare pertanto opportuno che Regione Lombardia chiarisca un’Ordinanza pensata in maniera fin troppo generica e sull’onda del panico perché fa passare l’idea che tutte le aree commerciali sono ugualmente rischiose. L’auspicio è che si possano analizzare i singoli casi con razionalità e oggettività, riconoscendo e rispettando quanti hanno contribuito a potenziare la prevenzione e rafforzare l’educazione delle persone nel contrasto al covid-19”, conclude Lardera.

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